Oggi conosciuta come Quartiere Stadera, l’antica Baia del Re a Milano nasce come complesso di alloggi (ben 1886) per famiglie povere o sfrattate, residenti nelle baracche comunali in zona Ticino.
Costruito nel 1926 sotto la supervisione dello IACP, il quartiere sorge nella periferia più a sud di Milano, tra Naviglio Pavese e via Montegani.
Cos’era la Baia del Re e dove si trovava?
Che cos’è la Baia esattamente?
Un lembo di terra, anticamente zona di campagna, interessata già nei primi anni del Novecento da qualche cenno di urbanizzazione. Si trovava all’estremo sud della periferia di Milano e si affacciava su un tratto del Naviglio Pavese.
Il nome Baia del Re venne scelto dagli abitanti del quartiere popolare, opponendosi alla volontà del partito fascista che lo aveva battezzato “Quartiere 28 Ottobre”; questo in onore e ricordo della Marcia su Roma.
Perché proprio Baia del Re?
I residenti che abitavano la zona scelsero questo nome ispirandosi al comandante Umberto Nobile, che alla guida del dirigibile Italia raggiunse nel 1928 il Polo Nord con una sfortunata spedizione.
Partiti proprio da questo quartiere di Milano, la “Baia del Re”(Kingsbay, in Norvegia) fu l’ultima base d’appoggio da cui riuscirono a ripartire, senza purtroppo far più ritorno.
Qui di seguito ti presentiamo la Baia del Re:
Un pò di storia
I riferimenti storici legati a questo quartiere sono molti: partendo dai primissimi insediamenti avvenuti attorno al 1926, si arriva al periodo della Resistenza e della Liberazione.
Ci sono infatti almeno 18 lapidi a testimonianza del sacrificio di numerosi giovani (nati o residenti in questa zona) che hanno combattuto e hanno perso la vita nei campi di sterminio o sulle montagne con i partigiani.
Il termine Stadera, con il quale ci si riferisce al quartiere oggi, compare soltanto nel dopoguerra: si tratta di un’antica pesa posta in una cascina lungo il naviglio Pavese. Questa rilevava il peso delle merci in uscita da Milano prima di essere imbarcate e trasportate all’esterno.
Per saperne di più sul quartiere e sulle vicende storiche che lo hanno visto protagonista, si può far riferimento al testo scritto dagli studenti dell’Istituto Allende, curato dal professore Giuseppe Deiana (Partigiani della zona 15 – Frammenti della Resistenza italiana e milanese – 1997).
Il Quartiere oggi
E’ uno dei quartieri di Milano più famosi, purtroppo ancora fortemente sottovalutato.
Oggi lo Stadera è un complesso storico, noto a molti come zona delle case popolari a Milano. Qui ci abitanoanziani soli, giovani famiglie con molti bambini e un buon numero di migranti, presenti sul territorio da più generazioni.
A molti potrebbe sembrare la classica zona da evitare: in realtà sono quotidiani gli esempi di solidarietà e interscambio tra condomini e residenti della zona.
Qualche esempio? Un cortile tra i tanti in via Stadera…
Sulla sinistra c’è una moschea e l’imam solitamente esce per conoscere i visitatori.
La moschea, a sua volta, come dirimpettaia ha la chiesa cristiana evangelica della comunità filippina.
In pochi metri quadrati la pacifica convivenza è già realtà.
Poi c’è la scuola del quartiere, un complesso davvero grande; qui i genitori degli alunni curano il grande giardino esterno e gestiscono attività extrascolastiche. Ma fino a qualche anno fa la struttura era completamente inagibile e in forte stato di abbandono.
In generale il quartiere è apprezzato sia dai giovani che dalle famiglie con bimbi al seguito; i primi trovano a loro disposizione locali e punti d’incontro, gli altri possono finalmente accedere a qualche servizio in più.
Aspetti di interesse e criticità
Anche se il cielo presenta tante nuvole, non mancano aspetti positivi e voglia di progetti nella zona. Dopotutto, parliamo di un quartiere fatto a misura d’uomo, circondato da ampi spazi verdi e diversi parchi.
All’interno del quartiere sono nate finora diverse associazioni: dalla Baia del Re al Rosso si Spera, queste operano nel campo dell’integrazione e scambio sociale, cura agli anziani, cultura, tempo libero e senso di comunità tra residenti.
Curiosità
Nel quartiere si sono distinti diversi artigiani, che hanno ottenuto riconoscimenti quali l’Ambrogino: due esempi su tutti sono Beppino Drali, che ancora oggi aggiusta e vende biciclette in via Agilulfo e Carlo Colla e il suo Laboratorio di burattini in via Montegani a Milano, civico 35.
Qualche criticità rimane
Nonostante i molti sforzi per rilanciare la zona qualche pesante criticità rimane:
- Alloggi di edilizia popolare di proprietà IACP vuoti in attesa di ristrutturazione.
- Piano di recupero molto rallentato.
- Diversi episodi di abusivismo e degrado.
- Disordine urbanistico e una scadente pulizia delle parti comuni.
Il quartiere, posto originariamente nell’estrema periferia sud, nel frattempo è cresciuto arrivando alle porte del centro.
Nonostante l’avvicinamento e i diversi interventi di riqualificazione effettuati sul territorio (soprattutto a livello di strutture ed aree ad uso pubblico) lo Stadera fatica a superare il confine tra emarginazione ed integrazione, tra episodi di degrado e tanta fame di riscatto.
La speranza, ancora una volta, può ripartire dai giovani e dalla loro voglia di cambiamento.