Itinerario da Castelletto di Cuggiono a Turbigo

Metti una bella giornata di sole, la voglia di fare qualcosa in compagnia senza allontanarsi troppo da Milano, e allora si salta in sella alla bici e ci si avventura in una delle piste ciclabili più belle del Parco del Ticino: l’itinerario da Castelletto di Cuggiono a Turbigo.

Itinerario da Castelletto di Cuggiono a Turbigo

Non una strada di campagna in terra battuta in mezzo al nulla ma una bella pista ciclopedonale asfaltata lunga circa 20 km che interseca numerosi punti d’interesse capaci di conquistare grandi e piccini.

L’itinerario da Castelletto di Cuggiono a Turbigo è un percorso privo di difficoltà che attraversa scorci davvero incantevoli del Naviglio Grande. La zona è talmente bella che alcuni suoi punti sono comparsi in famosi film cult italiani, come “L’albero degli zoccoli”.

Siamo pronti?

Allora in sella alla bici virtuale, la partenza è nel borgo storico di Castelletto di Cuggiono:

1. Il ponte di pietra a schiena d’asino

La prima attrazione che catturerà il nostro sguardo è il piccolo ponte in pietra a schiena d’asino che congiunge le due sponde del Naviglio.

Datato 1735, il ponte come lo vediamo oggi è la versione più recente di una serie di tre ponti che si sono succeduti nel corso dei secoli.

La prima versione era un semplice ponticello in legno, troppo fragile per far fronte alle piene del canale che innumerevoli volte l’hanno danneggiato e addirittura distrutto.

La seconda versione, questa volta in pietra, fu realizzata nel Cinquecento proprio dopo l’ennesima piena che aveva distrutto il ponte in legno.

La costruzione era solida ma durante le piene l’acqua saliva talmente tanto da rendere difficoltoso, se non impossibile, il passaggio delle imbarcazioni sotto gli archi del ponte.

Nel 1606 fu quindi progettato un ampio intervento di restauro per rialzare il ponte. L’opera finita riporta la data del 15 settembre 1735, come indicato sull’iscrizione posta su uno dei piloni del ponte.


2. Villa Clerici

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Appena dopo il ponte incontreremo l’imponente Villa Clerici, opera ambiziosissima del Marchese Clerici.

I clerici erano una ricca famiglia di banchieri ma purtroppo non abbastanza da poter avere il lustro di altri importanti cognomi milanesi. Ecco dunque l’esigenza di costruire una dimora fastosa, imponente, quasi un castello… Ed è proprio da questo “castelletto” che il piccolo borgo prenderà il suo nome.

Ogni scelta è stata fatta con lo scopo di sorprendere, a volte anche in modo bizzarro. Ad esempio la villa ha 365 finestre, una per ogni giorno dell’anno, 12 balconi, uno per ogni mese dell’anno, e 4 torri, una per ogni stagione.

Punto focale principale della villa, la cui costruzione risale al 1685, è la grande scalinata barocca che porta alla sponda del Naviglio Grande e a una piccola piazzola al tempo utilizzata come imbarcadero per permettere ai nobili di spostarsi senza dover passare per le strade della cittadina.

Nel 1871 la famiglia Clerici perse le sue fortune e fu costretta a vendere la villa che prima diventò un orfanotrofio e poi una filanda.

Dopo ulteriori passaggi di proprietà e alterazioni alla struttura originale per adeguarsi alle esigenze della sua nuova destinazione d’uso, nel 1973 l’edificio viene vincolato come residenza storica ma purtroppo ciò non è servito per riportarlo al suo splendore e infatti ancor oggi la villa è in stato di grave incuria.


3. Cascina Guado

Proseguendo nel nostro tragitto a un certo punto arriveremo a Robecchetto e alla Cascina Guado, area denominata “Storica del territorio lombardo” nonché sede delle Officine Creative, un comitato per la realizzazione e la promozione di iniziative socio-culturali.

La cascina si trova nei pressi dell’antico Molino del Guado, risalente ai mulini del Naviglio che furono gestiti dall’Ordine degli Umiliati.

Fino agli anni ‘50 la Cascina era un’osteria con alloggio ma sia il mulino che l’osteria furono demoliti grossomodo negli stessi anni.

Del mulino restano solamente le enormi pietre in granito del ‘600.


4. Cascina Padregnana

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La nostra biciclettata ci porta nell’area di Robecchetto con Induno dove ci accoglie la Cascina Padregnana e il suo piccolo borgo caratteristico in cui un tempo sorgeva anche un’osteria gestita da ecclesiastici e di cui rimane l’affresco della Crocifissione ancora ben visibile sulla parete dell’edificio.

Vicino alla cascina troviamo il ponte della Padregnana (1604) a scavalcare il Naviglio Grande, una bella costruzione in pietra squadrata con due archi sotto i quali si alternavano le barche nei due sensi di navigazione.


5. Robecchetto con Induno

Il piccolo comune di Robecchetto con Induno fu creato nel 1870 in piena epoca napoleonica fondendo i comuni di Robecchetto e Induno Ticino.

A dare origine all’insediamento urbano in origine c’era il borgo di Padregnano la cui esistenza è stata attestata già all’XI secolo.

La storia di Robecchetto è piuttosto interessante, fu infatti il dono di Federico Barbarossa alla città di Milano dopo la Pace di Costanza.

Dal Medioevo in avanti la cittadina venne coinvolta in numerosi scontri e lotte di potere, come quella fra i Visconti e i Torriani per conquistarsi il dominio sul capoluogo lombardo, oltre a numerose conquiste straniere.

La svolta vera e propria sul destino del piccolo feudo arrivò con Napoleone quando abolì il sistema feudale e congiunse i due comuni per creare l’odierna città.


6. Centrale termoelettrica

Centrale-termoelettrica-di-Turbigo

Entrando in città, nel suggestivo contesto creato dal ponte in pietra e dal Naviglio Grande che scorre al nostro fianco, fa un po’ strano vedere le sei alte ciminiere della centrale idroelettrica.

Nonostante sembrino proprio dietro l’angolo, per raggiungerle bisogna pedalare ancora qualche chilometro, fino alla conca di Turbigo, l’unica del Naviglio Grande.

La centrale idroelettrica fu costruita nel 1928 e oggi è la più grande della Lombardia ma non è l’unica della zona infatti subito dopo troviamo la centrale idroelettrica Castelli che fu costruita nel 1946 e oggi proprietà dell’Enel.

Impossibile non notare la lunga scalinata d’acqua della centrale. Questa scala di conche, oltre ad essere maestosa da guardare, è anche il sistema utilizzato dalla centrale per produrre energia grazie alla potenza dell’acqua.


7. Turbigo: centro città

Siamo giunti al termine della nostra gita ma prima di pedalare per fare rientro a casa, perché non visitare la cittadina di Turbigo?

La sua storia è fra le più antiche della zona, con testimonianze che risalgono fino al I secolo a.C. come ad esempio la torre di avvistamento di epoca romana che fu alla base della costruzione del castello medievale ancora presente e attorno al quale si sviluppò la città.

  • Il Castello di Turbigo

Il castello è sicuramente una meta da non farsi sfuggire se si visita Turbigo.

La sua struttura fu modificata numerose volte in base al volere degli altrettanti numerosi proprietari che se lo passarono.

Molto bello anche il parco che lo circonda e che è l’unica area verde al centro del paese, strappato dopo una lunga e difficile battaglia legale a insani piani di edificazione di amministrazioni del passato.

Il parco è rigoglioso di flora e di fauna, con animali selvatici che non sarà affatto difficile avvistare.

  • Chiesa dei Santi Cosma e Damiano

La chiesa dei Santi Cosma e Damiano è sicuramente uno degli edifici più significativi di Turbigo. Datata 1669, fu probabilmente eretta su una chiesa preesistente sempre dedicata a San Damiano.

La chiesa e l’annesso convento furono abitate e gestite da una comunità di Agostiniani Scalzi fino a che Napoleone non soppresse l’ordine nel 1807.

La struttura è complessa e molto interessante, con passaggi sotterranei da cui si accedeva da dietro l’altare che conducevano alle cripte dei frati e botole che portavano a camere ipogee destinate a sepolture particolari.

  • Palazzo De Cristoforis Gray

Palazzo De Cristoforis Gray, situato sulla riva sinistra del Naviglio Grande, oggi è la sede del Comune di Turbigo.

L’edificio è composto da una ville settecentesca unita a un edificio cinquecentesco che si affacciano su una corte centrale con portico ad archi, anche se è probabile che la struttura sia stata costruita su un’antica villa tardo romana, come dimostrano alcuni reperti archeologici rinvenuti in loco.

All’interno del palazzo sono presenti fregi e affreschi fatti realizzare dai diversi proprietari, in particolare merita di essere menzionato l’affresco dipinto sopra al Camino della Fenice e che rappresenta un’allegoria dell’amore coniugale con Cupido e faretra.

  • Il ponte sul Naviglio Grande

Lasciandoci alle spalle la cittadina, a poca distanza da Palazzo De Cristoforis Gray, ci troviamo sul ponte del Naviglio Grande e dai resti dell’antica dogana austriaca risalenti a fine Settecento.

  • Il ponte sul Ticino

Un altro ponte che merita di essere visitato è quello sul Ticino che unisce la sponda lombarda a quella piemontese.

Fu costruito nel 1887 in concomitanza con la realizzazione della ferrovia Saronno-Novara a monte dei resti dell’antico ponte romano che sono ancora visibili.

Il ponte originale fu demolito dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e in seguito ricostruito in ciò che vediamo oggi.

  • Ponte tibetano sospeso

Nella frazione Tre Salti potremo divertirci ad attraversare il Canale Scaricatore tramite il ponte tibetano, un ponte sospeso in acciaio e legno di circa 70 metri di lunghezza per 8 metri d’altezza.

Di sicuro è una missione per i cuori più avventurosi ma una volta dall’altra parte ci troveremo proprio sulla riva del Ticino, basta superare il boschetto. Dopo tutta questa pedalata, pucciare i piedi nelle fresche acque del fiume sarà la ricompensa perfetta!