Il Vicolo dei Lavandai

Oggi è uno scorcio caratteristico e molto suggestivo della Milano da bere ma nel 1700 il Vicolo dei Lavandai era una strada trafficata e operosa in cui gli uomini della Confraternita dei Lavandai e gli addetti merci del via vai fluviale popolavano questo piccolo angolo del Naviglio Grande e la sua piazza antistante.

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Alla scoperta del Vicolo dei Lavandai

Facendo una foto da lontano per catturare il vicolo per intero chiunque lo scambierebbe per un borgo di periferia di una zona di campagna, con le sue case basse in classico stile lombardo dietro i cui grandi portoni si nascondono le ancor più classiche case di ringhiera e i loro ampi cortili, la strada in terra battuta, la tettoia in coppi sorretta da piccole travi in legno, e il lungo lavatoio in pietra che prendeva l’acqua dal Naviglio Grande, proprio lì accanto.

Il Vicolo dei Lavandai ha un suo fascino unico, se si visita la zona dei Navigli è una tappa obbligata, tanto per i turisti che per i milanesi.

Non a caso è una delle attrazioni dei diversi tour in battello della Darsena di Milano.

Ma qual è la sua storia e cos’ha di speciale questa stradina?

1. Denominazione

Vicolo-dei-Lavandai

All’origine del nome “Vicolo dei Lavandai” c’è il lavatoio stesso che dall’anno della sua costruzione fino alla fine degli anni ‘50 circa veniva utilizzato correntemente per lavare la biancheria dagli abitanti del quartiere – e non solo.

In realtà questo vicolo della Vecchia Milano, anche grazie alla sua particolare posizione proprio accanto al Naviglio Grande e alla piazzetta utilizzata per scaricare le merci trasportate sui barconi, ha visto nascere e crescere il primo “business di lavanderia a domicilio”.

Fu proprio qui, infatti, che nacque la Confraternita dei Lavandai di Milano nel XVIII secolo, un’associazione operaia in cui gli uomini si occupavano di andare a ritirare la biancheria sporca nelle case dei facoltosi della città, la lavavano, asciugavano e la riportavano al cliente pulita.

Un altro punto chiave dell’operoso Vicolo dei Lavandai era la chiesa di Santa Maria delle Grazie situata a brevissima distanza.

Non solo qui è custodito un altare dedicato al santo patrono della Confraternita, Sant’Antonio da Padova, ma la chiesa fu lo specchio della crescita del quartiere attorno al vicolo stesso, tanto che a un certo punto fu ricostruita più grande per poter accogliere il numero sempre maggiore di fedeli che popolavano i palazzi della zona.

2. Storia

La Confraternita dei Lavandai aveva trasformato questo lavatoio in un’attività molto proficua e ancor oggi possiamo osservare quasi intatti molti degli strumenti utilizzati nelle varie operazioni.

In genere i panni venivano portati a spalla in delle gerle, il lavandaio si inginocchiava su una piccola panca in legno chiamata brellìn e procedeva a lavarli nel lavatoio (el fossètt) alimentato dalle acque del Naviglio Grande strofinandoli sugli stalli in pietra.

Al tempo non c’era il sapone per il bucato come lo abbiamo oggi, per lavare venivano usate diverse miscele come acqua bollente e cenere, la lisciva o “el paltòn”, un composto preparato con cenere, soda e sapone.

Durante il periodo di guerra, con gli uomini chiamati al fronte, a utilizzare il lavatoio e a gestire parte degli ingaggi di lavanderia furono le donne, che continuarono a popolare questo angolo di Milano anche negli anni a seguire, fino circa agli anni cinquanta quando le nuove tecnologie portarono le lavatrici nelle case degli italiani e i lavatoi vennero via via dismessi.

Ancora visibile in uno dei cortili adiacenti al vicolo è l’antica centrifuga dei primi del XX secolo in cui i panni venivano asciugati. Nel vicolo c’era anche una drogheria che vendeva sapone e tutti gli accessori per lavare e asciugare il bucato. Oggi lo spazio è diventato un ristorante ma la struttura principale è rimasta la stessa.

Nella piazzetta in fondo al vicolo si trova la sciostra, un affaccio sul Naviglio Grande dove venivano scaricate le merci in arrivo in città. La gran operosità della Darsena di Milano diede lavoro a migliaia di operai portuali, magazzinieri, marinai, commercianti, albergatori, professionisti di ogni genere specializzati e non, inclusi i lavandai.

Tanti anche i forestieri che provenivano dalle alture di Brescia, Bergamo, dal Lago Maggiore e un po’ da tutta Italia che si radunavano qui in cerca di lavoro, riempiendo le case popolari del quartiere.

3. Il vicolo in letteratura

Il componimento “Vicol di Lanvandèe” di Luigi Cazzetta, vincitore del premio Carlo Porta nel 1964, è dedicato al vicolo.

Georges Simenon (autore, fra gli altri, dell’Ispettore Maigret), passeggiando per Milano in cerca di ispirazione per un nuovo romanzo, fu fotografato in Vicolo dei Lavandai. Lo scatto fu pubblicato il 27 dicembre 1957 sul periodico Epoca n. 378.

4. Trasporti

Come-raggiungere-il-Vicolo-dei-Lavandai

Il Vicolo dei Lavandai si trova sull’Alzaia del Naviglio Grande n. 14 a Milano.

Come raggiungere il Vicolo dei Lavandai con i mezzi pubblici:

Treno: Stazione Porta Genova

Metropolitana: M2 (Verde) Stazione Porta Genova

Fermate in corrispondenza del Vicolo dei Lavandai:

Autobus: 47, 68, 90, 91, 94

Tram: 9

Per acquistare i biglietti di autobus, tram e metropolitana, visitare il sito ATM.

Per raggiungere la Stazione FS di Porta Genova, consultare il sito di Trenord.

In alternativa, è possibile raggiungere i Navigli di Milano un interscambio con Milano Centrale della rete Trenitalia.