Alla scoperta del Naviglio della Martesana

Se pensi che il Naviglio Grande sia l’unico vero protagonista della storia milanese, ti sbagli: il Naviglio della Martesana fu un punto chiave nello sviluppo della città, ingigantendo il suo potenziale commerciale e fungendo da perno strategico-militare del ducato.

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Il Naviglio della Martesana

Era il luogo preferito di Leonardo Da Vinci che qui aveva anche dimora (Villa Melzi), il Naviglio della Martesana (anche noto come Naviglio Piccolo) è uno dei 5 canali di Milano ancora navigabili che collega la città all’Adda.

Circa 38 km che si snodano fra le cittadine dell’Hinterland, attraversando aree densamente urbanizzate ma anche costeggiando campi e periferie in cui sono le piste ciclabili e la natura le protagoniste.

1. Descrizione e percorso

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Il Naviglio della Martesana prende le sue acque dal Fiume Adda, per la precisione a Concesa. Il suo nome gli fu attribuito direttamente da Francesco Sforza nel 1457 (tre anni prima che iniziassero i lavori per costruirlo) in base all’area che avrebbe attraversato (o contado).

Nella città di Milano si unisce al torrente Seveso e raggiunge i Bastioni di Porta Nuova, punto in cui diventa Cavo Redefossi.

In origine il suo percorso all’interno della città proseguiva come Naviglio di San Marco che sfociava nel Laghetto di San Marco. Oggi questa tratta è stata interrata per questioni igieniche.


2. Storia

Il progetto della Martesana variò spesso nel corso del tempo per trovare il giusto equilibrio fra irrigazione e navigazione.

Secondo i dati riportati da Carlo Cattaneo nel 1844 e basati sulla situazione di stabilità ottenuta al termine dei lavori ordinati dal duca di Albuquerque (governatore di Milano nel 1574), il Naviglio della Martesana attingeva l’acqua dalla presa di Concesa mediante uno sfioratore dotato di 29 porte che servivano per gestire la portata in caso di piene anomale del fiume Adda.

Vi erano anche altre porte scaricatrici che convogliavano l’acqua all’interno dei fiumi confluenti Molgora, Lambro e Seveso, oltre alla possibilità di sversare l’acqua in eccesso anche nel Redefossi tramite un sistema a 12 porte.

La Martesana attraversa la periferie est di Milano, più precisamente nei comuni di Trezzo sull’Adda, Vaprio d’Adda, Cassano d’Adda, Inzago, Bellinzago Lombardo, Gessate, Gorgonzola, Cassina de’ Pecchi, Cernusco sul Naviglio, Vimodrone e Cologno Monzese.

Una volta giunta a Milano, resta a cielo aperto solamente fino a via Melchiorre Gioia dove si interra fino ai Bastioni di Porta Nuova dove inizia a prendere il nome di Cavo Redefossi. 

  • Il progetto e l’inizio dei lavori

La storia della Martesana inizia nel 1443 quando Filippo Maria Visconti approvò il progetto di costruzione di un canale che raccogliesse le acque dell’Adda per favorire le attività di irrigazione e per azionare sedici mulini.

Il punto individuato per prendere l’acqua era una strettoia a valle del castello di Trezzo sull’Adda in cui la corrente avrebbe garantito l’afflusso costante verso la nuova direzione a occidente, fino alla confluenza nel torrente Molgora.

Alla morte di Filippo Maria Visconti nel 1447, fu Francesco Sforza nel 1457 ad avviare la progettazione del Naviglio della Martesana, capendo che il suo utilizzo poteva andare ben oltre la sola irrigazione dei campi, poteva favorire la navigazione in un’area strategica per il Ducato di Milano, portando grande valore sia economico che militare.

E’ così che ne modificò la tratta facendogli raggiungere Milano e progettandolo in modo che fosse di collegamento fra l’Adda e il Ticino.

Il primo tratto del canale fu completato in 8 anni e aperto alla navigazione nel 1471 mentre la fossa interna fu raggiunta nel 1496.

  • Il tracciato e l’impatto sull’economia
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Dopo la modifica del progetto nel 1443, tutti i nobili della zona si resero conto di quanti vantaggi avrebbe portato avere un approdo sul canale e iniziarono a fare pressioni affinché il percorso lambisse le loro proprietà.

Fu proprio per ragioni politiche che il corso del Naviglio Piccolo ha uno snodo così tortuoso, al contrario del Naviglio Grande le cui insenature erano state una scelta tecnica obbligata per poter addolcire le pendenze.

Il Naviglio della Martesana è stato determinante per lo sviluppo economico della zona e non solo al termine dei lavori: la sua stessa costruzione diede lavoro a centinaia di operai che dovettero realizzare gli scavi e le sponde ma anche i ponti e le infrastrutture per gestire il flusso d’acqua. Senza contare le cave di argilla aperte fra Gessate e Bellinzago Lombardo e le fornaci che furono costruite per cuocere i mattoni.

  • L’incrocio delle acque

Un aspetto davvero bizzarro che caratterizza il Naviglio della Martesana è che, al contrario degli altri Navigli, scorre in orizzontale rispetto al flusso delle altre acque provenienti dal nord. Questa caratteristica gli ha permesso di intercettare gli altri torrenti provenienti dalle colline della Brianza e in particolar modo le acque del Trebbia, del Molgora e del Lambro.

Ciò cos’ha comportato?

Che la particolare mescolanza di terra e acque così diverse non è sempre stato un bene dal profilo agronomico perché molto spesso rendevano i terreni paludosi e stagnanti.

D’altro canto la costruzione della Martesana ha rappresentato un sistema efficace per raccogliere l’acqua piovana e distribuirla in modo più razionale e regolata all’interno del sistema idrico, tramite le porte controllate.

Il canale Martesana ha permesso di valorizzare oltre 25 mila ettari di terreno.

  • Il collegamento con la fossa interna

Come avevamo già menzionato, in principio la Martesana non confluiva nella fossa interna dei Navigli ma si riversava nel Lambro e nel Seveso, arrestandosi prima dell’ingresso a Milano.

Con l’editto di Lodovico il Moro, il canale venne allungato facendogli attraversare parte della città fino ad arrivare alla fossa che, nel contempo, era stata resa navigabile permettendo il collegamento fra Adda e Ticino.

Grazie a un complesso sistema di conche era stato possibile far fronte al grande problema del dislivello che separava il canale e la fossa interna, oltre che di porre rimedio al maggior carico idrico da gestire.

Un questione che rese la vita molto difficile ai progettisti che dovettero valutare più e più soluzioni prima di poter varare quella giusta, prendendo ispirazione da altre conche già esistenti (quella di Viarenna, ad esempio), anche se servivano uno scopo diverso vale a dire aiutare le barche a sormontare un dislivello mentre qui il problema era esattamente l’opposto: portarle a un livello più basso.

  • Il contributo di Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci fu ospite degli Sforza dal 1848 al 1500 e partecipò attivamente alla progettazione dei Navigli, tanto che in molti gli attribuiscono l’invenzione delle conche e una sua diretta partecipazione alla realizzazione della Martesana.

In realtà tutto ciò che resta del suo coinvolgimento in quest’opera di puro genio architettonico è uno schizzo chiamato Immagine schematica di Milano in pianta e profilo orizzontale e pochi altri appunti e disegni relativi alla conca di San Marco su cui poi si baseranno le tecniche di costruzione future.

Ad essere certo, invece, è l’incarico che gli fu affidato da Francesco I per progettare un metodo di collegamento diretto fra Paderno e Trezzo.

Fra le diverse soluzioni a cui aveva pensato, Leonardo ne propose due:

  • Aprire un nuovo canale che da Paderno andasse a ovest e poi si rivolgesse a sud verso Milano;
  • Realizzare un complesso sistema di canali, pozzi e chiuse a contrappeso inserire in gallerie ricavate nella roccia viva che sovrasta il versante destro del fiume (dove poi fu costruito il Naviglio di Paderno).

Entrambe le idee erano troppo ardite per i mezzi del tempo e il sogno di collegare milano al Lago di Como dovette aspettare per quasi 3 secoli da quel primo tentativo, grazie proprio alla realizzazione del Naviglio di Paderno sotto il regno di Maria Teresa D’Austria nel 1777.

  • La gestione del Naviglio – Canale navigabile o irriguo?

Sin dai primi tempi dopo la realizzazione dei Navigli si accese un’annosa diatriba sulla gestione dell’acqua.

Da una parte c’era il ducato che sosteneva lo scopo commerciale dei canali e quindi la loro navigabilità, dall’altra c’era la campagna che vedeva i Navigli come una fonte di irrigazione.

Negli anni si era incoraggiata la costruzione di tanti piccoli canali secondari che attingevano al Naviglio che offriva la possibilità a chiunque lo chiedeva di portare l’acqua del Naviglio in un canale secondario purché il richiedente si occupasse della sua manutenzione e della costruzione di eventuali infrastrutture necessarie all’uso, inclusi ponti di passaggio.

Verso la fine del ‘400, queste cessioni iniziarono ad essere emesse solamente in cambio di un pagamento, permettendo al titolare della concessione di poterla poi rivendere o affittare ad altri.

Con il passaggio del ducato nelle mani di nuovi signori e sovrani dalla caduta di Lodovico il Moro nel 1499, anche il diritto d’acqua divenne un espediente proficuo per rimpinguare le casse dell’erario e così vennero aggiunte nuove tasse e gabelle su traffico e sulla vendita degli stessi.

Nel 1515, Ercole Massimiliano Sforza cede ai milanesi i diritti d’acqua dei navigli sotto lauto compenso, anche se ne aveva già venduti in buona parte ai proprietari terrieri della zona.

Seguono anni di tira e molla in cui gli Sforza e i francesi si palleggiano Milano e i suoi canali ma la situazione prende una svolta brusca quando, nel 1529, anche a causa dell’epidemia di peste che aveva messo in ginocchio la città, la gente era ormai stremata, affamata, le campagne erano state abbandonate e la natura (e la fauna selvatica) aveva preso il sopravvento.

A causa dell’eccessivo sfruttamento laterale della Martesana, il canale non era più navigabile e Francesco II prese provvedimenti facendo abbattere la conca di Gorla e il ponte sul Lambro per riportare l’acqua al Naviglio.

Questa decisione da una parte fu conveniente ma dall’altra creò non pochi disagi, addirittura fu causa di inondazioni disastrose nei periodi di forte pioggia.

La situazione restò praticamente ingestita fino alla morte di Francesco II quando il suo successore cercò di risolvere il problema delle piene realizzando 19 bocche a cavallo dei due corsi d’acqua, soluzione che fu solo palliativa e che diede sollievo a una piccola area, lasciando ancora in balia delle inondazione la gran parte della zona.

La Martesana riuscì a ritornare un corso navigabile solo nel 1574 grazie al duca di Albuquerque.

  • Due secoli d’oro

Dalla fine del 1500 per il Naviglio della Martesana iniziò un periodo estremamente fruttuoso che durò fino alla seconda metà dell’800.

Milano poteva ricevere una gran quantità di alimenti freschi, bestiame, cereali ma anche materiali edili, attrezzi e mobilio mentre dalla città partivano i prodotti degli artigiani, le stoffe, i filati e beni di ogni genere.

Con la costruzione del Naviglio di Paderno nel 1777, i trasporti si fanno più pesanti con carichi di marmo, legname, ferro e carbone. Inoltre il governo austriaco sospende i dazi a catena e assicura alle barche il carico di ritorno con il trasporto del sale a Lecco.

Negli anni a seguire iniziarono a svilupparsi i viaggi per i passeggeri in forma regolare con servizi di traghettatori.


3. Personalità storiche che viaggiavano sul Naviglio

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  • Leonardo da Vinci

Leonardo fu ospitato a lungo a Villa Melzi d’Eril di Vaprio d’Adda, luogo che raggiunse proprio risalendo in barca la Martesana.

  • Carlo Borromeo

Carlo Borromeo e quasi tutti gli arcivescovi di Milano percorsero il Naviglio della Martesana per raggiungere la Villa Arcivescovile di Groppello.

  • Gobrio Serbelloni

Il condottiero Gabriele Serbelloni, meglio noto come Gabrio Serbelloni, al termine della sua lunga carriera militare si ritirò nella sua villa di Gorgonzola dove, nel 1579, diede precisissime indicazioni per spostare i barconi ospedale durante la peste – da cui si evince una profonda conoscenza personale del Naviglio stesso.

  • Maria Anna d’Asburgo

Una giovanissima Maria Anna d’Asburgo percorse le acque della Martesana nel 1649 diretta a Finale Ligure dove era attesa dalle imbarcazioni del suo presto sposo Filippo IV di Spagna.

  • L’arciduca Ferdinando

Il fratello dell’Imperatore Giuseppe II, l’arciduca Ferdinando, navigò sulla Martesana nel tratto fra Trezzo e Vaprio dopo aver assistito all’inaugurazione del Naviglio Paderno.


4. Il presente e il futuro

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Quando fu declassato a solo canale irriguo nel 1958, il Naviglio della Martesana restò abbandonato a sé stesso per anni. Fu solo verso gli anni ‘80 che la rinnovata coscienza ambientale portò a rivalutare l’intero tratto, a ripulirlo e a creare la pista ciclo-pedonale che attraversa il Parco della Martesana passando per Crescenzago e Gorla.

Un tratto ancor oggi molto apprezzato per i milanesi che amano percorrerlo a piedi o in bicicletta, ritrovandosi in uno scorcio della città che tutto sembra fuorché la periferia di Milano, dove ville patrizie perfettamente ristrutturate, filari di orti urbani e cascate di glicine accompagnano il passo.

Tantissime sono anche le iniziative che i comuni hanno organizzato per valorizzare la zona, creando ad esempio aree pedonali, rivedendo la viabilità per eliminare aree di traffico intenso o pericoloso e dare respiro a chi voleva godersi la Martesana nel tempo libero.

Moltissime sono le attività organizzate per aumentare il flusso del turismo, anche se locale. Ad esempio gli itinerari in battello che risalgono la Martesana attraverso il Parco Adda Nord fino a Concesa, con visite guidate al Museo Interattivo di Leonardo o a Villa Melzi d’Eril. Ma anche la possibilità di vivere Milano in bicicletta e percorrere la pista ciclabile della Martesana, fare gite in carrozza, trascorrere pranzi e feste negli agriturismi sorti tutt’attorno al Naviglio dando nuova vita a cascinali ormai fatiscenti.


Il Naviglio della Martesana in video